Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

sabato 12 ottobre 2013

Da "Ortiche", di Alice Munro (Einaudi, su licenza per Gruppo Editoriale L'Espresso, 2008)




Mike McCallum era più giovane di mio padre, ma aveva un figlio di un anno e due mesi maggiore di me. Il ragazzo viveva con il genitore in stanze d'albergo e pensioni, dovunque suo padre avesse da fare, e frequentava ogni volta la scuola più vicina. Si chiamava anche lui Mike McCallum.
Conosco esattamente la sua età perché quella è una cosa di cui i bambini si informano subito, uno degli elementi base su cui negoziare la possibilità di un'amicizia.

(...)

Noi eravamo come una solida coppia di fidanzati, il cui legame non ha bisogno di tante manifestazioni esterne. E almeno per me, quella era una condizione solenne ed emozionante.

(...)

Non mi pare probabile che al tempo qualcuno potesse tenere in tale considerazione i sentimenti di due bambini. Toccava a noi, soffrire o soffocarli.

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Comunque. Sarebbe la stessa identica cosa, se ci incontrassimo ancora. Oppure no. Un amore non utilizzabile, che sapeva stare al suo posto (qualcuno lo definirebbe non vero, perché non rischierebbe mai di farsi tirare il collo, né di trasformarsi in una battuta volgare, né di consumarsi penosamente). Un amore che non rischia niente, ma che si mantiene vivo come una goccia di miele, una risorsa sotterranea. Con il peso di questo nuovo silenzio venuto a sigillarlo.

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