Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

lunedì 21 ottobre 2013

Da "L'abito di piume", di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2005)




Alzai lo sguardo verso il cielo azzurro e capii di non essere cambiata affatto da quando ero bambina. Una scoperta di cui mi meravigliai.
Come se nell'animo delle persone, il fulcro da cui scaturiscono i sentimenti non cambiasse mai.

(...)

Pensai che la gentilezza disinteressata delle persone, le loro parole spassionate, fossero come un abito di piume. Avvolta da quel tepore, finalmente libera dal peso che mi aveva oppresso fino a quel momento, la mia anima stava fluttuando nell'aria con grande gioia.

(...)

Nella vita terrestre molte sono le forme di sofferenza e il tempo passa e va.

(...)

Quando parlavo con lui, però, mi sembrava di tornare bambina. Dimenticavo del tutto quanto insignificante fosse stata la mia vita a Tōkyō, di cosa avesse voluto dire sentirsi senza via d'uscita, e avevo addirittura l'impressione che non mi fosse successo nulla di male. Forse proprio in quello consisteva la forza dei genitori, una forza calibrata nel tempo che mai sarebbe risultata opprimente.

(...)

L'insieme delle emozioni di quel momento non lo si sarebbe potuto descrivere soltanto con il termine "felicità". La mia consapevolezza di essere viva, ormai, aveva raggiunto un'estensione infinita.

(...)

"È proprio vero che tutto cambia a seconda della finestra da cui si osserva la realtà".

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