Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

lunedì 2 settembre 2013

Da "Un covo di vipere", di Andrea Camilleri (Sellerio editore Palermo, 2013)




Che la 'ntricata foresta dintra alla quali lui e Livia si erano vinuti ad attrovari, senza sapiri né pircome né pirchì, fosse virgini non c'era nisciun dubbio pirchì 'na decina di metri narrè avivano viduto un cartello di ligno 'nchiovato al tronco di un àrbolo supra il quali ci stava scrivuto con littre marchiate a foco: foresta vergine. Parivano Adamo ed Eva in quanto erano tutti e dù completamenti nudi e si cummigliavano le cosiddette vrigogne, le quali, a pinsarici bono, non avivano nenti di vrigognoso, con le classiche foglie di fico che si erano accattate da 'na bancarella all'entrata a un euro l'una ed erano fatte di plastica. Siccome erano rigide, davano tanticchia di fastiddio. Ma quello che cchiù fastiddiava era il caminare a pedi nudi.

(...)

"Mandami il dottor Augello" fici il commissario passanno davanti a Catarella che sinni stava nello sgabuzzino che sirviva come guardiola e centralino. Catarella scattò addritta, si misi sull'attenti.
"Non trovasi in loco, dottori".
"Ma stamattina s'è visto?".
"Si vitti e si svitti, dottori, un lampo furminante di furmine parse, in quanto che appena arrivò se ne riannò. Costretto fu".
"In che senso?".
"Nel senso che tilefonaro quane al centralinino del commissariato in quanto addimannanno uggentevolissimo uggentevole aiuto in quanto che c'erasi uno stupro di gatto".
"Stavano stuprando un gatto?".
"Priciso, dottori".
Ma era possibbili?
"Ce l'hai la registrazione della telefonata?".
"Naturalissimo, dottori".
"Fammilla sentiri".
Catarella armiggiò coi tasti e a un certo punto vinni fora la voci concitata d'una fimmina anzianotta che tilefonava pirchì stava assistenno a uno stupro in atto.
In un certo senso, e per quanto sintisse sempri l'istinto d'ammazzare gli stupratori quanno gli vinivano a tiro, il commissario si tranquillò.
Se si fosse trattato veramenti di un gatto, viniva a diri che l'umanità stava acceleranno perigliosamente il viaggio, già da tempo brillantemente principiato, verso la cchiù assoluta pazzia.

(...)

Appena che la picciotta fu nisciuta, tilefonò a Catarella.
"Cercami a Fazio al cellulare e...".
"Dimando compressione e pirdonanzia, dottori, ma pirchì gli voli parlari col ciallulari?".
Come si pirmittiva?
"Catarè, non scassare i cabasisi e quando l'hai attrovato passamillo".
"Come comanna vossia".
Doppo un minuto squillò il tilefono.
"Sono Fazio, dottore, mi dica".
"Che stai facendo?".
"Sto controllando l'appunti supra la...".
"Lascia perdere tutto e veni nel mio ufficio".
Ebbi il tempo di posare il ricevitore che sulla porta comparse Fazio. Montalbano lo taliò alloccuto. Aviva volato? Opuro si trattava di un caso di trasposizioni della materia?
"Ma dov'eri?".
"Nel mio ufficio, dottore. Sono arrivato cinque minuti fa, ma siccome Catarella m'ha detto che era occupato... Perché m'ha chiamato sul cellulare?".
"Nenti, accussì... mi vinni la gana 'mprovisa di parlari con tia col cellulari... vabbeni? Ci sunno osservazioni?" fici il commissario arraggiatissimo.
Fazio lo taliò come se fosse nisciuto pazzo.
"Vossia è patrone".
Montalbano preferì cangiare argomento.

(...)

Il ciriveddro è 'na gran camurria di machina che non sulo non s'arresta mai, ma t'obbliga a pinsari a quello che voli lui. Ammatula ti metti ad arricordare a un momento filici della tò vita, doppo manco cinco minuti il ciriveddro ti costringi a ripinsari a quello che non volevi.

(...)

'N paroli povere, il nummaro delle pirsone che avivano motivo d'odio verso di lui doviva essiri 'na cifra a dù zeri.
'N paroli cchiù povere ancora, l'indagini s'apprisintava come 'na grannissima rottura di cabasisi. Ci sarebbero state decine di piste da seguiri e tutte sarebbero arrisultate fàvuse.
E po' non è che aviva tanta gana di ghittarisi a funno nell'indagini.
Pirchì 'na cosa è mannare 'n galera a uno che ha ammazzato a un galantuomo e 'n'autra cosa è mannare 'n galera a uno che ha ammazzato a un fitenti farabutto.

(...)

Dormì piombigno, affunnato dintra a un pozzo scuro, e quanno s'arrisbigliò scoprì che chioviva a strafottiri.
Allura, che 'ntinzioni aviva il tempo? Un jorno bono e l'autro tinto?
"Il fatto è che l'agonia delle stascioni oramà è addivintata troppo longa" pinsò.

(...)

All'una meno deci sinni niscì per annare a pigliare a Livia a Marinella.
Inveci di usari la sò chiavi, sonò. Gli piaciva quanno Livia viniva a raprirgli la porta e appena che trasiva gli dana 'na vasata.
S'ammaravigliò assà vidennola vistuta di casa e macari con una parannanza.
"Che fai ancora così?".
"Sorpresa! Sono andata in paese, ho fatto la spesa e ho preparato io da mangiare!".
Riciviri un colpo di vastuni 'n testa a tradimento di certo sarebbi stato meglio.
Per il ciriveddro gli passò 'na speci di cantico nostalgico e malincuniusu che manzonianamente faciva accussì:
"Addio, triglie di scoglio ancora sciaurose di mari fritte da Enzo in modo tali che ti elevavano al cielo! Addio...".

(...)

"Ah dottori! Ah dottori dottori!".
Se Catarella faciva accussì, viniva a diri che aviva chiamato il "signori e guistori". D'autra parti il questori aviva già tilifonato e gli aviva fatto arrispunniri che non era in ufficio. Non potiva continuari a nigarisi.
"Che voleva?".
"Ora ora chiamò! Mi dissi accussì di dirici a lei che appena vossia fa come la Madonna...".
Il commissario strammò.
"Dissi accussì?".
"Non popiamenti popio accussì, dottori, ma siccome che io me lo scordai come popiamenti mi dissi priciso il signori e guistori io pinsai che nominanno a vossia la Madonna a vossia ci viniva 'n testa come dissi il signori e guistori. Mi spiegai?".
"No".
"Mi scusasse, dottori, della dimanna che pò pariri parrinisca, ma che fa la Madonna?".
"I miracoli".
"Nonsi, dottori. Si sbagliò, addimanno compressione e pirdonanza. Il signori e guistori non parlò per nenti di miracoli. Però annominò quella stissa cosa che la Madonna fici a Lurdi di Francia".
Montalbano ebbi un lampo, forse grazie alla Madonna.
"L'apparizione?".
"C'inzirtò! Priciso 'ntifico, dottori! Il signori e guistori dissi di dirici che appena che lei veni a diri vossia fa la sò apparizioni in ufficio gli devi tilefonari a lui 'mmidiato".

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