Tutto ciò che delle mie letture mi incuriosisce, mi emoziona, mi fa arrabbiare, mi fa sorridere, mi porta via, mi resta addosso per tanto tempo. Come la forma dell'intreccio della paglia. A gambe nude, d'estate.

sabato 9 aprile 2011

Da "New Moon", di Stephenie Meyer (Fazi Editore, 2007)




"Gli orsi non mangiano le persone. Non gli piace il nostro sapore". Mi sorrise, nell'oscurità dell'abitacolo. "Certo, tu potresti essere un'eccezione. Scommetto che hai un buon sapore".
"Molte grazie", risposi e guardai altrove. Non era il primo a farmi quel complimento.


(...)

Ma come potevo farglielo capire? Ero una conchiglia vuota. Come una casa sfitta dopo uno sfratto, per mesi ero stata del tutto inabitabile. Ora stavo un po' meglio. Il soggiorno era in corso di ristrutturazione. Ma era tutto lì: il resto non era cambiato. Lui meritava molto di più: più di un monolocale, di una residenza temporanea in rovina. E qualsiasi cosa vi avesse investito, non sarebbe mai riuscito a rendermi di nuovo abitabile.

(...)

Cos'avrebbe fatto se ad allontanare Romeo da lei non fosse stato il divieto dei genitori, ma un semplice calo di interesse. E se poi Rosalina gli si fosse concessa facendogli cambiare idea? Cosa sarebbe accaduto se fosse sparito, anzichè sposare Giulietta?In cuor mio sapevo come si sarebbe sentita.
Non sarebbe tornata alla sua vecchia vita, non del tutto. Di certo non si sarebbe lasciata il passato alle spalle. Anche se fosse sopravvissuta fino a diventare vecchia e grigia, le sarebbe bastato chiudere gli occhi per rivedere il volto di Romeo. Prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione.
Chissà, forse alla fine avrebbe sposato Paride, tanto per placare i suoi e non creare scompiglio. No, probabilmente no. Del resto, di Paride si sapeva molto poco. Era soltanto un personaggio di contorno - un surrogato, una minaccia, una scadenza fissata per forzarle la mano.
E se Paride fosse stato qualcosa di più? Un amico? Il migliore amico di Giulietta? Se fosse stato l'unico a cui la giovane avesse svelato la devastante storia con Romeo? L'unica persona che la capisse davvero, che la facesse sentire quasi un essere umano? Se fosse stato paziente e gentile? Se si fosse preso cura di lei? Che ne sarebbe stato, se Giulietta avesse capito di non poter sopravvivere senza di lui? E se fosse stato davvero innamorato di lei, desideroso di farla felice? E... se Giulietta si fosse innamorata di Paride? Non come di Romeo. Niente a che vedere, certo. Ma abbastanza per desiderare che anche lui fosse felice?
Nella stanza si udiva solo il suono del respiro lento e profondo di Jacob, come una ninna nanna mormorata a un bambino, come il cigolio sussurrato di una sedia a dondolo, come il ticchettio di un vecchio orologio quando non hai fretta di leggere l'ora... Era il suono della quiete.
Se Romeo se ne fosse andato per non tornare mai più, sarebbe importato qualcosa che Giulietta accettasse l'offerta di Paride? Forse sarebbe stato meglio per lei ricucire i brandelli di vita che si era lasciata alle spalle. Forse, così avrebbe raggiunto quel poco di felicità che le era ancora concessa.
Sospirai e grugnii, quando il fiato mi raschiò la gola. Forse stavo esagerando con le mie riflessioni. Era impossibile che Romeo cambiasse idea. Ecco perchè la gente ricordava i loro nomi sempre uniti: Romeo e Giulietta. Ecco perchè era una bella storia. Giulietta si accontenta di Paride non avrebbe mai sfondato.

(...)

"Cos'era quel discorso sulle cantanti?", chiese a un certo punto Alice.
"La tua cantante", rispose Edward, in tono melodioso.
"Esatto", ribattè Alice, e per un istante ritrovai la concentrazione. Anch'io, poco prima, mi ero posta la stessa domanda.
Avvolta nel suo abbraccio, sentii Edward stringersi nelle spalle. "E' il nome che danno a chi scatena l'effetto che fa a me il profumo di Bella. L'hanno chiamata la mia "cantante", perchè il suo sangue canta per me".
Alice rise.

(...)

Come la trapunta spessa sotto cui giocavo da piccola, la notte era un riparo familiare.

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